Con
il termine complottista si intende colui che tende a interpretare ogni evento
come un complotto o parte di un complotto (intrigo rivolto copertamente a danno
di enti o persone).
Il
termine “complottaro” non esite sul vocabolario, l’ho preso in prestito dalla
rete internet, da alcune persone che lo usano per sottolineare marcatamente il
giudizio dispregiativo e accusatorio di quelli che considerano complottisti
solo perché propongono una visione differente dalla loro. In questo articolo
sfrutto, simpaticamente, questo termine per definire queste persone che sono
l’antitesi dei complottisti.
Se
queste due visioni possiamo considerarle due polarità opposte, il complottista
come colui che vede a tutti i costi un complotto anche lì dove non c’è alcun
dato oggettivo per sostenerlo e il “complottaro” come colui che, anche di
fronte a possibili dati obiettivi di un complotto o presunto tale, non vuole
prestarci attenzione e accusa tutto il resto come delirante, allora notiamo che
lo spazio, fra queste due visioni polarizzanti, diventa totalmente vuoto. Un
vuoto che paradossalmente potrebbe essere alquanto fertile.
E’
come dire che fra il bianco e il nero non esista l’infinita gamma di colori
centrali e le loro combinazioni.
Nella
nostra società, in cui si predilige la logica aristotelica, una cosa può essere
o giusta o sbagliata, quindi è abbastanza normale che ciò avvenga. In una
logica dialettica, invece, in cui c’è una tesi e un’antitesi e si cerca una
sintesi, le polarità estreme possono coesistere e dialogare, fra loro, per
trovare un confronto costruttivo che possa portare a qualcosa di totalmente
nuovo invece di uno scontro conflittuale e prevaricatorio.
Per
entrare nel dettaglio della psicologia delle due polarità, complottisti e
“complottari”, i primi, con molta probabilità, potrebbero presentare una
struttura auto-supportante interna molto fragile che tende alla paranoia. Non
essendo in grado di rassicurarsi e di fronteggiare le possibili difficoltà che
la vita ci propone tendono a vedere un persecutore ovunque o quasi, come se nel
loro mondo interno ci fosse un livello di paura troppo alto per sostenerlo.
Il
“complottaro”, non da meno del complottista, alzando i muri alla logica, al
buon senso, alla riflessione, in molti casi, pur essendo una persona di un buon
livello culturale, mostra altrettanta fragilità interna con la differenza
dell’uso di un meccanismo di difesa opposto al primo. Questo meccanismo di
difesa tende alla non accettazione di un possibile pericolo anche se il
soggetto lo “fiuta” perfettamente e lo porta a chiudersi in una “corazza” che
lo difenda da qualsiasi possibile conferma che il pericolo possa esistere e si
possa manifestare in ogni momento. Un po’ come illudersi che se un mostro fosse
nella nostra stanza, chiudendo gli occhi, esso non esisterebbe più. Di solito
questo accade proprio come in questo esempio, cioè quando il pericolo ci sembra
o è molto più grande di noi e crediamo di non avere nessuna risorsa per
fronteggiarlo. Quindi si passa dalla paura alla rabbia che si rivolta contro
coloro che gli fanno notare che il “mostro”, purtroppo, potrebbe esistere e
questa possibilità è proprio lì accanto a lui.
Possiamo
immaginare una persona con gli occhi chiusi che grida: -“non c’è nessun mostro,
non c’è nessun mostro”!
Da
questo possiamo notare che nessuna delle due posizioni è vantaggiosa per la
persona che le esperisce, quindi, diventa fondamentale provare ad abitare il
vuoto che c’è fra le due polarità. Per esempio con l’ascolto delle parti, il
ragionamento logico e in particolare con l’ascolto emotivo, infatti le emozioni
si attivano, a prescindere dalla nostra volontà, proprio per aiutarci a
fronteggiare una specifica situazione.
Capisco
che il tutto possa far credere che queste due condizioni umane del vedere
complotti ovunque o di non vederne affatto possa far pensare che non ci sia
molta intelligenza in tutto ciò, ma non è solo questa una probabile causa, la
causa principale è l’incapacità di stare con le emozioni e in questo caso
specifico con la paura.
Questo
è un problema molto comune, proprio per questo è molto probabile che si possa
cadere in una o l’altra visione delle cose con molta facilità.
Ovviamente
le due condizioni possono anche essere strumentalizzate. Si può far finta di
vedere complotti lì dove ci conviene inventarli, per varie ragioni, per esempio
per trarne vantaggi economici o manipolare qualcuno. Si può essere complottari,
invece, per insabbiare il complotto stesso che si stà organizzando.
La
cosa più importante resta che ognuno ha il diritto di poter esprimere il suo
punto di vista a prescindere dalla sua verità, fragilità o qualsiasi altra
condizione. Se non c’è relazione finiamo nell’ignoranza più totale perché non
conosciamo le altre visioni del mondo, l’intelligenza altro non è che la
capacità di connettere le cose, ma se ce ne sono poche, risulta molto difficile
connetterle.
Fabio Cieri (Psicologo, Psicoterapeuta)
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