martedì 14 aprile 2020

COMPLOTTISTI E "COMPLOTTARI"


Con il termine complottista si intende colui che tende a interpretare ogni evento come un complotto o parte di un complotto (intrigo rivolto copertamente a danno di enti o persone).
Il termine “complottaro” non esite sul vocabolario, l’ho preso in prestito dalla rete internet, da alcune persone che lo usano per sottolineare marcatamente il giudizio dispregiativo e accusatorio di quelli che considerano complottisti solo perché propongono una visione differente dalla loro. In questo articolo sfrutto, simpaticamente, questo termine per definire queste persone che sono l’antitesi dei complottisti. 

Se queste due visioni possiamo considerarle due polarità opposte, il complottista come colui che vede a tutti i costi un complotto anche lì dove non c’è alcun dato oggettivo per sostenerlo e il “complottaro” come colui che, anche di fronte a possibili dati obiettivi di un complotto o presunto tale, non vuole prestarci attenzione e accusa tutto il resto come delirante, allora notiamo che lo spazio, fra queste due visioni polarizzanti, diventa totalmente vuoto. Un vuoto che paradossalmente potrebbe essere alquanto fertile.
E’ come dire che fra il bianco e il nero non esista l’infinita gamma di colori centrali e le loro combinazioni.
Nella nostra società, in cui si predilige la logica aristotelica, una cosa può essere o giusta o sbagliata, quindi è abbastanza normale che ciò avvenga. In una logica dialettica, invece, in cui c’è una tesi e un’antitesi e si cerca una sintesi, le polarità estreme possono coesistere e dialogare, fra loro, per trovare un confronto costruttivo che possa portare a qualcosa di totalmente nuovo invece di uno scontro conflittuale e prevaricatorio.

Per entrare nel dettaglio della psicologia delle due polarità, complottisti e “complottari”, i primi, con molta probabilità, potrebbero presentare una struttura auto-supportante interna molto fragile che tende alla paranoia. Non essendo in grado di rassicurarsi e di fronteggiare le possibili difficoltà che la vita ci propone tendono a vedere un persecutore ovunque o quasi, come se nel loro mondo interno ci fosse un livello di paura troppo alto per sostenerlo.
Il “complottaro”, non da meno del complottista, alzando i muri alla logica, al buon senso, alla riflessione, in molti casi, pur essendo una persona di un buon livello culturale, mostra altrettanta fragilità interna con la differenza dell’uso di un meccanismo di difesa opposto al primo. Questo meccanismo di difesa tende alla non accettazione di un possibile pericolo anche se il soggetto lo “fiuta” perfettamente e lo porta a chiudersi in una “corazza” che lo difenda da qualsiasi possibile conferma che il pericolo possa esistere e si possa manifestare in ogni momento. Un po’ come illudersi che se un mostro fosse nella nostra stanza, chiudendo gli occhi, esso non esisterebbe più. Di solito questo accade proprio come in questo esempio, cioè quando il pericolo ci sembra o è molto più grande di noi e crediamo di non avere nessuna risorsa per fronteggiarlo. Quindi si passa dalla paura alla rabbia che si rivolta contro coloro che gli fanno notare che il “mostro”, purtroppo, potrebbe esistere e questa possibilità è proprio lì accanto a lui.
Possiamo immaginare una persona con gli occhi chiusi che grida: -“non c’è nessun mostro, non c’è nessun mostro”! 

Da questo possiamo notare che nessuna delle due posizioni è vantaggiosa per la persona che le esperisce, quindi, diventa fondamentale provare ad abitare il vuoto che c’è fra le due polarità. Per esempio con l’ascolto delle parti, il ragionamento logico e in particolare con l’ascolto emotivo, infatti le emozioni si attivano, a prescindere dalla nostra volontà, proprio per aiutarci a fronteggiare una specifica situazione.

Capisco che il tutto possa far credere che queste due condizioni umane del vedere complotti ovunque o di non vederne affatto possa far pensare che non ci sia molta intelligenza in tutto ciò, ma non è solo questa una probabile causa, la causa principale è l’incapacità di stare con le emozioni e in questo caso specifico con la paura.
Questo è un problema molto comune, proprio per questo è molto probabile che si possa cadere in una o l’altra visione delle cose con molta facilità.

Ovviamente le due condizioni possono anche essere strumentalizzate. Si può far finta di vedere complotti lì dove ci conviene inventarli, per varie ragioni, per esempio per trarne vantaggi economici o manipolare qualcuno. Si può essere complottari, invece, per insabbiare il complotto stesso che si stà organizzando.

La cosa più importante resta che ognuno ha il diritto di poter esprimere il suo punto di vista a prescindere dalla sua verità, fragilità o qualsiasi altra condizione. Se non c’è relazione finiamo nell’ignoranza più totale perché non conosciamo le altre visioni del mondo, l’intelligenza altro non è che la capacità di connettere le cose, ma se ce ne sono poche, risulta molto difficile connetterle.

Fabio Cieri (Psicologo, Psicoterapeuta)

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